Una 15enne è stata operata ai polmoni per una semplice malformazione, l’intervento classificato come routime, infatti è andato bene, nessuna complicanza. Tutto perfettamente riuscito fino al ricorvero come da prassi nel reparto della terepia intensiva.
L’Associazione Diritti del Malato, da tempo stava indagando su alcune morti avvenute in alcuni reparti di terapia intensiva seguiti da una nota azienda di impiantistica, in particolare i reparti attenzionati erano di nuova costruzione o restaurati da poco.
Con il termine dei lavori e l’apertura delle sale, cominciarono a registrarsi improvvisi decessi, tutti classificati come “decesso per asfissia”. Mancanza di ossigeno in terapia intensiva.
Nel corso dell’attività di indagine, il dirigente medico dell’Associazione accompagnato dal responsabile dell’ufficio legale, arriva al reparto di terapia intensiva dove era da poco stata ricoverata la 15enne.
Subito il medico si accorge che la giovane non sta bene, respira a fatica e la saturazione comincia a scendere, stacca la mascherina di ossigeno e si accorge che dall’impianto non usciva ossigeno ma protossido di azoto, un gas che non dovrebbe neppure arrivare nei reparti di terapia intensiva, ma solo in chirurgia e chemio terapia una piccola parte.
I tubi dei gas medicali erano stati invertiti, questo giustifica le morti sospette per asfissia avvenute nei raparti appena terminati seguiti da questa azienda. Gli impianti dei gas medicali, sono progettati appositamente per evitare errori simili, proprio per questo si può configuare il dolo.
Claudio Greggio legale dell’Associazione Diritti del Malato conferma: “possiamo a questo punto considerare chiusa ogni indagine, resterà da capire il grado di omertà di alcune persone, alcuni mandati di comparizione sono pronti e sono già stati formalizzati i capi d’imputazione”.
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