Il vaccino contro il Covid è a tutti gli effetti un atto medico somministrato a sani. E ha provocato effetti avversi molto gravi, persino la morte, in moltissime persone. Ma perché quindi si è corso il rischio di infliggere un danno per evitare una malattia in realtà curabile e che, se correttamente curata, avrebbe avuto un tasso di mortalità bassissimo?
Iatrogeno. È una parola che sta a indicare un danno conseguente alla somministrazione di un atto medico.
A dare una risposta aggiornata sula questione ci ha pensato la dottoressa Silvana De Mari con un articolo su LaVerità in cui cita ultimi studi sui danni causati al cervello e al Dna dal vaccino anti Covid. “Nel nostro organismo – scrive – ci sono punti particolarmente preziosi: il Dna e il cervello. Nel momento in cui il nostro Dna e il nostro cervello subiscono modificazioni a seguito della somministrazione di un farmaco, siamo nel campo dell’illecito grave”.
E qui citiamo un’altra parola fondamentale: genotossicità. Ossia la capacità di modificare il Dna. Scrive ancora De Mari: “Sulla scheda tecnica Pfizer è premesso che non si conoscono gli effetti sulla genotossicità e cancerogenicità, ma «si ritiene» che i componenti del vaccino non presentino nessun potenziale genotossico”.
E qui citiamo un’altra parola fondamentale: genotossicità. Ossia la capacità di modificare il Dna. Scrive ancora De Mari: “Sulla scheda tecnica Pfizer è premesso che non si conoscono gli effetti sulla genotossicità e cancerogenicità, ma «si ritiene» che i componenti del vaccino non presentino nessun potenziale genotossico”.
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