Mentre il governo si spinge sempre più verso l’imposizione di un obbligo vaccinale, l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) pubblica un nuovo report, questa volta choc. Si tratta del rapporto numero 8, aggiornato con tutti i dati di farmacovigilanza al 26 agosto scorso.
Questi dati non sono affatto confortanti, anche se presentati al al ribasso, cioè che le segnalazioni di eventi avversi, morte compresa, collegati al vaccino sono molto meno di quelli che si riesce a rintracciare. Il sistema di segnalazione, infatti, è passivo: la farmacovigilanza non va a ricercare i sintomi e gli eventi avversi, ma attende che le siano segnalati cosa che non dovrebbe essere in un vero e funzionante impianto di farmacovigilanza.
Al 26 agosto si registra una massa di circa 77 milioni di dosi somministrate.
Emerge dunque che “il tasso delle segnalazioni (casi per 100.000 dosi) di eventi avversi si consolida a 119 eventi (128 nel precedente rapporto) e quello delle segnalazioni di casi gravi si attesta a 13 (16 nel precedente rapporto). Il tasso delle segnalazioni con decesso è pari a 0,73 (contro 0,75 del precedente rapporto)”.
Ma nelle ultime quattro settimane i dati cambiano, il tasso di segnalazione degli eventi avversi gravi aumenta dal 12 a 17 (da 49 a 67 le segnalazioni complessive). Le segnalazioni con decessi aumentano da 498 a 555 di cui quelle valutate dall’algoritmo aumentano da 294 a 396 e ben 7 di queste 102 nuove valutazioni purtroppo si sono concluse trovando un nesso di causalità tra decesso e vaccino”.
Stando ai dati Aifa, si procede dunque nell’ordine di circa 2 decessi per 10 milioni di dosi somministrate, ma il picco appare evidente. “Ma a essi si aggiungono altre 149 segnalazioni (il 38%) valutate come non classificabili o indeterminate, cioè che non sono assistite da prove sufficienti per il nesso di causalità o sono prive di informazioni sufficienti per cui necessitano ulteriori approfondimenti”
Portando così il totale delle 14 vittime certamente correlabili ad essere pari al 3,5% delle segnalazioni con decesso.
Come mette in chiaro il governo Usa, la farmacovigilanza (quindi vale anche per l’Aifa e per l’Italia) basandosi su segnalazioni volontarie di eventi avversi da medici, farmacisti e pazienti, può scoprire i casi, ma non può determinare il tasso di tali problemi.
Farebbero bene ai piani alti del governo a dargli un’occhiata, visto che certe scelte dovrebbero essere basate sui dati.
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