Specializzanda racconta la sua notte nel reparto di emergenza urgenza del pronto soccorso.

Mi presento come Beatrice ma premetto che non è il mio nome reale, ho 26 anni e sono una specializzanda in emergenza urgenza al reparto di pronto soccorso e da circa sei mesi collaboro come volontaria nell’equipe medica dell’Associazione per i Diritti del Malato.

Ho scritto e chiesto di pubblicare sul sito queste poche righe buttate giù di getto, per raccontare quello che ho visto e vissuto questa notte al pronto soccorso. Ragazzi, non fatevi del male, avete una vita davanti. Leggendo capirete perchè non metto il nome reale e la motivazione di questo appello.

Sono circa le 20:30 del 14 maggio 2022, arriva in reparto una ragazza della mia stessa età, la giovane durante il giorno ha accusato sempre forti dolori al petto, è evidente un infarto, studiamo con i colleghi la storia clinica di questa 26enne e pratichiamo immediatamente una terapia a base di trombolitici, farmaci per via endovenosa che aiutano a sciogliere il trombo che sta bloccando il flusso di sangue al cuore.

Vengono inoltre somministrati dei beta-bloccanti utili per mettere a riposo il muscolo cardiaco, rallentare il battito e diminuire la pressione arteriosa.

Malgrado tutto però, la situazione era ormai già critica e fortemente compromessa, aritmia cardiaca elevata, lo scompenso è arrivato in pochi minuti, alle 22:05 il suo cuore ha smesso di battere, la morte è sopraggiunta per l’insorgenza di un’insufficienza cardiaca acuta.

Un’ora e mezza di terapia d’urgenza, non è servita per salvare la vita a questa giovane ragazza, il suo cuore ha smesso di battere. Ma la domanda che sorge è: perchè una giovane di 26anni deve morire per infarto, cosa è successo? Quello che so e non mi vergogno di dire, la giovane si era vaccinata contro il Covid due mesi fa, era sana ma dalla seconda iniezione, sono iniziati i problemi.

Dispnea, difficoltà respiratoria, gonfiori agli arti inferiori, battito cardiaco irregolare, oppressione e dolori al petto, stanchezza con difficoltà ad affrontare sforzi, tutti i sintomi di una miocardite. In questi due mesi, si contano 18 visite al pronto soccorso. Ora la miocardite è la causa che ha portato alla morte per infarto del miocardio.

La miocardite è tra gli effetti avversi della vaccinazione Covid con mRNA e nei giovani si è scatenata in maniera preponderante.

Porta un misto tra rabbia, tristezza e dispezzo dover pronunciare: “Ora del decesso 22:05” sapere cosa può aver fatto compromettere nel giro di due mesi, la salute di una giovane ragazza e ora comunicarlo ai genitori ma senza farsi scappare che pensi ad una correlazione con il vaccino per evitare dissapori con i colleghi e diciamolo apertamente, nota scritta da parte del consiglio dell’ordine.

Ora questa conclusione spetterà a medicina legale, l’esame autoptico svelerà forse senza dubbi e speriamo senza censure, quello che è successo ma che largamente si comprende anche da uno specializzando del primo anno.

Questa è stata solo la prima delle due emergenze che questa notte hanno riempito l’operatività del reparto.

Sono le 3:35 circa quando un quarantenne arriva al pronto soccorso con dispnea, respiro affannoso, dolore toracico, tosse ed emottisi (emissione di sangue, in seguito a un colpo di tosse, proveniente dalle vie respiratorie), la diagnosi è chiara, vi è in corso una embolia polmonare.

Con i colleghi si procede immediatamente alla somministrazione per via endovenosa di farmaci anticoagulanti, malgrado siamo intervenuti prontamente, questo non è servito per salvare la vita al paziente.

L’embolia polmonare è l’ostruzione di un’arteria del polmone con un accumulo di materiale solido portato in circolo, generalmente è un coagulo di sangue e raramente altro materiale.

La morte è sopraggiunta per tromboembolia polmonare alle 4:02.

Se diagnosticata in tempo mediante angiografia, l’embolia polmonare può essere curata con appositi farmaci anticoagulanti per via orale o sottocutanea. Nel 95% dei casi gli emboli partono da una trombosi venosa profonda degli arti inferiori ossia un coagulo di sangue nelle vene profonde della gamba o bacino.

Anche in questo caso la frase: “ora del decesso 4:02”, esce con rabbia e tristezza, il secondo decesso in una notte di turno, una notte terribile per l’operatore che deve prima operare e poi purtroppo dichiarare il decesso e per i familiari dei pazienti che aspettano fuori tra le panchine della sala d’aspetto, notizie dei propri cari.

Quando queste notizie arrivano, lasciano sgomenti, anche per noi medici, doverle riferire non è facile; si dice: “abbiamo fatto il possibile”.

Abbiamo fatto il possibile per, come diciamo spesso in associazione, metterci in mezzo tra i pazienti e la stronza ma non sempre ci riusciamo, allora quando ci sono delle responsabilità chiare ed evidenti come nel primo caso della 26enne, è un inutile nascondersi dietro un dito.

Da persona, ma soprattutto da medico anche se specializzando, devo contemplare l’errore, ma devo avere il coraggio di ammetterlo, ecco perchè ammetto senza paura alcuna e senza bisogno di analisi o controprove, che questa morte è stata causata da un vaccino sperimentale iniettato su una ragazza sana.

Una ragazza che probabilmente ha dovuto farsi iniettare il siero per poter continuare a studiare o lavorare, sotto il ricatto di un governo fallimentare verso tutti i punti di vista. Una politica che ha messo per legge lo zampino nella sanità pubblica impedendo anche ai medici di svolgere la propria professione.

In questo modo l’Italia ha affrontato e sta affrontando la pandemia, impedendo al medico di esercitare se non cede al ricatto politico.

Da tempo desideravo scrivere quello che accade in un reparto di emergenza urgenza a testimoniare che ciò che si sente sulle morti improvvise specie nelle persone giovani, è pura verità, peccato però una verità censurata, in parte modificata perchè non sia mai messo in cattiva luce il siero magico.

Quello che leggete non è il mio vero nome, ho 26anni e non posso compromettermi rischiando il posto, per me e per i pazienti. Non provengo da una famiglia di medici, ma di operai, fare il medico è sempre stata la mia ambizione, ho solo bisogno di maggiore forza per affrontare le ingiustizie che girano attorno a questa professione.

L’associazione per i diritti del malato, l’equipe medica del gruppo e la tenacia di un instancabile presidente, Claudio, mi stanno aiutando ad affrontare senza paura le avversità di questa professione, una professione che quando riesci e salvi una vita, è la migliore del mondo.

Adesso è un racconto, prossimamente avrò la forza di metterci la faccia, lo farò protetta da una grande squadra che non ha mai abbandonato nessuno e rifacendomi alle parole del presidente nel giorno dell’inaugurazione dico:

FUORI LA POLITICA DAGLI OSPEDALI PER FARE SPAZIO ALLA MERITOCRAZIA E ALL’EFFICIENZA.

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